L’Università d’élite
MGIMO di Mosca, legata al Ministero degli Esteri, ha fatto parlare di sé per
aver licenziato nei giorni scorsi un suo docente, lo storico Andrej Zubov che
si è permesso di esprimere giudizi antigovernativi. Come risulta da questa pagina
di Facebook, una sua collega ha ritenuto di non poter accettare questa ritorsione.
Dal profilo Facebook di E. Kolesnikova |
Non lavoro più al MGIMO. Questa è la buona
notizia.
Ed ecco la cattiva. Ho dovuto vedere oggi con
i miei occhi quello che la gente della mia generazione conosce solo attraverso
le memorie e/o i ricordi dei genitori e delle persone della loro generazione.
Sono arrivata molto prima dell’inizio della
lezione per fare in tempo a consegnare la domanda di dimissioni. Il direttore
l’ha firmata in silenzio. Dalla sua reazione ho capito che se l’aspettava.
Avevo ancora un’ora e sono uscita. Quando sono tornata e sono passata in
istituto per appendere il cappotto, al tavolo sedevano il direttore, la tecnica
di laboratorio e due colleghe. Li ho salutati. Veramente ho salutato solo le
due colleghe, perché il direttore e la tecnica li avevo già visti. Quelle non
mi hanno risposto. Senza nessuna ostentazione, è vero. Se ne sono solo restate
lì sedute così, come se non mi avessero né vista né sentita.
Una di queste lasciamola pure da parte: un
anno fa l’ho beccata a plagiare, e ha quindi un buon motivo per non amarmi alla
follia (anche se fino a ieri mi salutava). Ma la seconda era sempre stata
cordiale; non tanto tempo fa aveva espresso il desiderio di avere il mio libro,
glielo avevo portato, e mi aveva chiesto una dedica. Non mi piacciono queste
cose e non sono capace di farle, ma le ho firmato il libro. Aveva detto: “Lo
mostrerò ai miei nipoti”. Quello dei nipoti era uno scherzo, certo, lo capisco.
Ma aveva voluto il mio libro. E mi aveva chiesto di firmarlo. Oggi taceva. E
allora mi sono ricordata di qualcosa che conoscevo per averne letto: chi
oltrepassa la linea diventa uno spirito incorporeo, un fantasma che nessuno
vede. Non pensavo che io sarei diventata lo spettro.
Pensavo che avrei fatto fatica a fare
quest’ultima lezione. Ma ce l’ho fatta. Penso che sia stata la mia migliore
lezione di tutto il semestre. Alla fine ho salutato gli studenti e ho spiegato
loro perché me ne andavo. Avrei potuto parlare con più calore a questi ragazzi,
ma le parole mi si sono strozzate in gola. In pratica ho detto solo: me ne
vado, è stato bello stare con voi. La classe dove faccio lezione è al quarto
piano. Ero già scesa fino al terzo che stavano ancora applaudendo. Applaudivano
ancora… non più a me, ma alla classe vuota.
E per la prima volta
in tutto questo ultimo periodo, dopo l’occupazione dell’Ucraina, la festa per
l’annessione, le questioni sul lavoro, il licenziamento di Zubov, la vergogna e
lo scoramento, la nascita di un mondo nuovo e spaventoso nel quale non ci si
può aspettare aiuto da nessuno, per la prima volta sono scoppiata a piangere.
Ela Kolesnikova