giovedì 27 marzo 2014

Ancora l’ortolano di Havel, ora a Mosca

L’Università d’élite MGIMO di Mosca, legata al Ministero degli Esteri, ha fatto parlare di sé per aver licenziato nei giorni scorsi un suo docente, lo storico Andrej Zubov che si è permesso di esprimere giudizi antigovernativi. Come risulta da questa pagina di Facebook, una sua collega ha ritenuto di non poter accettare questa ritorsione.

Dal profilo Facebook di E. Kolesnikova
Non lavoro più al MGIMO. Questa è la buona notizia.
Ed ecco la cattiva. Ho dovuto vedere oggi con i miei occhi quello che la gente della mia generazione conosce solo attraverso le memorie e/o i ricordi dei genitori e delle persone della loro generazione.
Sono arrivata molto prima dell’inizio della lezione per fare in tempo a consegnare la domanda di dimissioni. Il direttore l’ha firmata in silenzio. Dalla sua reazione ho capito che se l’aspettava. Avevo ancora un’ora e sono uscita. Quando sono tornata e sono passata in istituto per appendere il cappotto, al tavolo sedevano il direttore, la tecnica di laboratorio e due colleghe. Li ho salutati. Veramente ho salutato solo le due colleghe, perché il direttore e la tecnica li avevo già visti. Quelle non mi hanno risposto. Senza nessuna ostentazione, è vero. Se ne sono solo restate lì sedute così, come se non mi avessero né vista né sentita.

Una di queste lasciamola pure da parte: un anno fa l’ho beccata a plagiare, e ha quindi un buon motivo per non amarmi alla follia (anche se fino a ieri mi salutava). Ma la seconda era sempre stata cordiale; non tanto tempo fa aveva espresso il desiderio di avere il mio libro, glielo avevo portato, e mi aveva chiesto una dedica. Non mi piacciono queste cose e non sono capace di farle, ma le ho firmato il libro. Aveva detto: “Lo mostrerò ai miei nipoti”. Quello dei nipoti era uno scherzo, certo, lo capisco. Ma aveva voluto il mio libro. E mi aveva chiesto di firmarlo. Oggi taceva. E allora mi sono ricordata di qualcosa che conoscevo per averne letto: chi oltrepassa la linea diventa uno spirito incorporeo, un fantasma che nessuno vede. Non pensavo che io sarei diventata lo spettro.

Pensavo che avrei fatto fatica a fare quest’ultima lezione. Ma ce l’ho fatta. Penso che sia stata la mia migliore lezione di tutto il semestre. Alla fine ho salutato gli studenti e ho spiegato loro perché me ne andavo. Avrei potuto parlare con più calore a questi ragazzi, ma le parole mi si sono strozzate in gola. In pratica ho detto solo: me ne vado, è stato bello stare con voi. La classe dove faccio lezione è al quarto piano. Ero già scesa fino al terzo che stavano ancora applaudendo. Applaudivano ancora… non più a me, ma alla classe vuota.
E per la prima volta in tutto questo ultimo periodo, dopo l’occupazione dell’Ucraina, la festa per l’annessione, le questioni sul lavoro, il licenziamento di Zubov, la vergogna e lo scoramento, la nascita di un mondo nuovo e spaventoso nel quale non ci si può aspettare aiuto da nessuno, per la prima volta sono scoppiata a piangere. 

Ela Kolesnikova