Licenziare in tronco
era roba da Unione Sovietica, oggi si usa un sistema più soft: si licenzia, si
annulla, si licenzia di nuovo (e definitivamente).
Questa è stata la
tortuosa trafila seguita dallo storico Andrej Zubov, professore all’università
MGIMO di Mosca e studioso di religioni.
Il 1 marzo ha
pubblicato un articolo dal titolo “Tutto questo c’è già stato” sul quotidiano “vedomosti.ru”,
dove analizzava la decisione del governo
russo di intervenire in Crimea con l’esercito, tracciando un parallelo con
l’Anschluss del 1938. Tre giorni dopo è stato licenziato la prima volta, ma un
certo rumore negli ambienti internazionali (e la paura di aver fatto un
autogol) ha indotto a sospendere il provvedimento; la moratoria però è durata solo
qualche giorno. Il licenziamento definitivo è venuto il 24 marzo, con
comunicazione ufficiale sul sito del MGIMO, per “comportamento immorale», non
consono alle finalità educative dell’università.
Riportiamo una
risposta incisiva rilasciata dal prof. Zubov nell’intervista al quotidiano
“newtimes.ru”.
Il suo licenziamento
ricorda le persecuzioni dei tempi del potere sovietico, quando coloro che si
permettevano di esprimere un parere mordace sull’operato del potere venivano
licenziati...
Sì, si può paragonare all'Unione Sovietica, quando succedeva la stessa cosa, licenziavano senza tanti complimenti. Me lo ricordo perfettamente. Ma adesso la situazione è del tutto diversa: centinaia, migliaia di persone mi telefonano e mi scrivono. Allora invece tutti nascondevano la testa nella sabbia. Allora nessuno osava neanche esprimere una parola di sostegno. Perciò la società è completamente cambiata. Si può dire che io abbia deciso di espormi facendo un esperimento con me stesso, e mi sono convinto che siamo diventati un popolo diverso, e questo è molto bello. Significa che abbiamo delle prospettive enormi, e che non ci possono ricacciare nuovamente nel silenzio sovietico. Questa è la prima cosa. In secondo luogo, a qualsiasi potere normale è indispensabile la critica, anche molto severa, in quanto può correggere il suo percorso, poiché sbagliare è proprio dell'uomo. Appunto ascoltando l'opinione di persone con una posizione diversa, è più facile trovare la via giusta e non commettere errori, talvolta drammatici. Perciò quando il potere comincia a tappare la bocca, e vuole solo essere lodato, siamo chiaramente di fronte a una malattia grave.
Sì, si può paragonare all'Unione Sovietica, quando succedeva la stessa cosa, licenziavano senza tanti complimenti. Me lo ricordo perfettamente. Ma adesso la situazione è del tutto diversa: centinaia, migliaia di persone mi telefonano e mi scrivono. Allora invece tutti nascondevano la testa nella sabbia. Allora nessuno osava neanche esprimere una parola di sostegno. Perciò la società è completamente cambiata. Si può dire che io abbia deciso di espormi facendo un esperimento con me stesso, e mi sono convinto che siamo diventati un popolo diverso, e questo è molto bello. Significa che abbiamo delle prospettive enormi, e che non ci possono ricacciare nuovamente nel silenzio sovietico. Questa è la prima cosa. In secondo luogo, a qualsiasi potere normale è indispensabile la critica, anche molto severa, in quanto può correggere il suo percorso, poiché sbagliare è proprio dell'uomo. Appunto ascoltando l'opinione di persone con una posizione diversa, è più facile trovare la via giusta e non commettere errori, talvolta drammatici. Perciò quando il potere comincia a tappare la bocca, e vuole solo essere lodato, siamo chiaramente di fronte a una malattia grave.