venerdì 7 marzo 2014

Crimea. Il virus in fase attiva

Una fortezza rosa pallido, che un tempo era stata la veranda di un caffè sovietico. Il mio amico cerca di inquadrare “gli omini verdi” che vi si nascondono dietro, più noti tra la gente come “i gentili uomini armati”. Sono gli stessi ragazzi in uniforme russa con i mitra che sono comparsi improvvisamente in Crimea il 28 febbraio.
Si avvicina correndo una giovane donna. “Perché li fotografate? Cosa siete, allo zoo?!” La voce le si strozza e tremola. Le chiedo: “È nervosa?” “Sì, sono nervosa!” “Perché? Li conosce questi ragazzi?”. Lei dice di no, ficca la mano nella borsetta, ne estrae un cellulare e fotografa le nostre facce. Adesso qui molti fanno così.
“Perché li difende?” chiedo con interesse.
“Loro difendono me, e io difendo loro!” butta lì lei, e corre nella banca lì accanto.

Ci guardiamo stupiti: che cos’è avvenuto?

Forse è una reazione tardiva al modo in cui la gente si faceva fotografare sullo sfondo dei Berkut in via Bankova? Forse la donna pensava che la cosa li umiliasse...
Sereža è arrivato oggi per la prima volta in Crimea e si rompe la testa. Racconta di aver visto tra quelli dell’”autodifesa” un ragazzo con la bandiera ucraina. Ma gli hanno spiegato che prendevano in giro gli attivisti “pro-Ucraina”.
Ogni incontro tra i due campi fa scoppiare incidenti e rischia di degenerare in rissa. Tutti quelli che stanno dalla parte ucraina, a detta degli altri, sono degli “occidentalisti”, “partigiani di Bandera” e “majdanutye”. Sul Maidan li pagavano, e ora sono venuti qui per soldi e per sconquassare  la pacifica terra di Crimea.
Risposte come “Ma io sono di qui!” non vengono prese in considerazione, chiunque non abbia il nastrino di San Giorgio è un traditore. È così che dicono: traditori, fuori dai piedi.

Allo stesso tempo gli abitanti della Crimea non hanno un’unica posizione riguardo agli eventi. E alcuni cambiano posizione ogni cinque minuti, a seconda dell’interlocutore.
La maggioranza è convinta che Janukovič abbia rubato come nessun altro governante ucraino; ma allo stesso tempo lo considerano il legittimo presidente e accusano Jacenjuk di aver preso illegalmente il potere con qualche altro “fascista radicale”. Sono d’accordo sul fatto che anche il potere in Crimea è stato preso illegalmente, ma “siete voi che ci avete dato l’esempio, e adesso cavatevela un po’”.
Un uomo massiccio in un meeting a Jalta si è messo a discutere con gli attivisti. Alla domanda se ritenesse che la Crimea debba rimanere parte dell’Ucraina ha detto: “Coosa? Cosa ha detto? Dentro questo progetto?”.
Evidentemente non considera l’Ucraina uno Stato.
Il calore della discussione era talmente alto e il livello talmente basso che era semplicemente impossibile capire cosa vogliono esattamente gli abitanti della Crimea. È un miscuglio di grano saraceno, semola e avena, irrorato di sciroppo o forse d’acqua sporca del vaso da fiori.
Potrà il referendum in Crimea rimettere le cose a posto?
E sarà in grado il nuovo potere di garantirne la legalità?

Ho letto i commenti dei lettori: alcuni pensano che reportage come i miei portino il paese alla divisione. Ho riflettuto su cosa davvero possa aver provocato tutto questo caos. È stato il cambio al vertice e l’attivizzazione del partito filoputiniano “Unità russa” di Aksenov? O è stata la prima molotov lanciata a un Berkut?
Gli abitanti della Crimea non recepiscono la retorica radicale, sono abituati alla tranquillità e al benessere. Alcuni sono ancora convinti che la stagione turistica comincerà e che tutto tornerà a posto.
È evidente che qui è in corso la fase acuta di una grave malattia. Il virus era da tempo sopito nell’organismo della Crimea, e ora si è attivato. Analgesici e trattamenti sintomatici non saranno d’aiuto. Sarà necessaria una complessa e dolorosa operazione, con anestetici e un lungo periodo di riabilitazione.
Ma per capire come guarire bisognerà calmarsi e sbrogliare questo groviglio strano e terribile.

Ekaterina Sergackova
Articolo originale su http://www.pravda.com.ua/

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