venerdì 7 marzo 2014

Come un segno in mezzo agli scontri

La notte dal 20 al 21 gennaio 2014, sulla via Gruševskij, è salita enormemente la tensione tra le forze dell’ordine e i gruppi di destra che avevano stabilito lì le loro postazioni. È stato allora che tre monaci ortodossi, Melchisedek, Efrem e Gavriil si sono sentiti chiamati a fare qualcosa per evitare il peggio. Sono rimasti fermi tra gli schieramenti per molte ore. Ecco l’intervista che hanno rilasciato. 

D. Che cosa vi ha spinto a scendere in strada quel giorno?
Melchisedek (Gordienko): Tempo fa avevo visto una foto della Serbia, di un sacerdote che si era messo in mezzo tra la polizia e i dimostranti. Mi era parso così bello: un uomo solo col crocifisso in mano che ferma mille uomini da una parte e mille dall’altra! Il nostro monastero della Decima si trova molto vicino all’epicentro degli avvenimenti, anche di notte nella chiesa si sentivano gli scoppi dei petardi, le grida degli altoparlanti e il boato della folla. Quando ho saputo che in via Gruševskij le esplosioni strappavano mani e piedi, e occhi alla gente, ho capito che dovevo essere lì per non dovermi poi vergognare di me stesso. Mi è venuto in mente che in Georgia un sacerdote era andato in strada con uno sgabello in mano ad affrontare una gay-parade. Aveva visto questa vergogna e non si era nascosto restando tranquillo in chiesa, ma era venuto fuori per mostrare la sua posizione ai laici e incoraggiarli col proprio esempio.

D. E come hanno reagito i dimostranti nel veder comparire degli uomini in abito monastico?
Melchisedek: Ci rendevamo conto che ormai era impossibile fermare i dimostranti e la polizia, per questo eravamo pronti ad affrontare le pallottole e i sampietrini. Ma quando i dimostranti si sono visti davanti dei sacerdoti che si interponevano tra loro e le forze dell’ordine, sono rimasti come di sale. Si sono fermati quasi subito. È subentrato un minuto di grazia e di ragione…

D. Vi rendevate conto di rischiare la vita? Accanto a voi esplodevano le molotov e le granate…
Gavriil (Kajrasov): Mentre stavamo in piedi tra la folla dei dimostranti e le forze dell’ordine che si coprivano con gli scudi, tutto attorno scoppiavano le granate ed esplodevano le molotov; a cinque metri da me è caduta una bottiglia incendiaria ma non è esplosa. Allora ho sentito che il Signore ci proteggeva…
Ma poi hanno incominciato a usarci come uno scudo umano: i dimostranti si avvicinavano e da dietro di noi lanciavano molotov e sampietrini. In quel momento ho sentito un’amarezza infinita per quella gente che nonostante gli appelli alla pace bramava ugualmente il sangue. Ho sentito che i demoni dilaniano l’anima dell’uomo, scatenando la rabbia e offuscando il buon senso.

D. Qualcuno tende a sottolineare la brutalità delle forze dell’ordine, qualcuno accusa di tutto i dimostranti. Qual è la vostra opinione come testimoni oculari?
Gavriil: Nel momento in cui le passioni erano alla massima tensione, dalla folla dei dimostranti è venuto fuori un uomo. Nonostante il gelo era a torso nudo. L’uomo gridava alla folla e ai poliziotti di fermarsi, poi è caduto in ginocchio e si è messo a pregare con forza. Ma i poliziotti sono accorsi, l’hanno afferrato per i piedi e lo hanno trascinato alle macchine… Ho cercato di fermarli ma invano. Mi dispiaceva tanto per lui, mi sembrava che fosse stato toccato dalla grazia del Signore. Qui non si può scegliere nessuna delle parti. Abbiamo visto la violenza da entrambi i lati: tutti e due erano in qualche misura malati.

D. In quel momento al centro della città si sono radunate tutte le confessioni religiose. Eravate ostili tra voi?
Melchisedek: Nelle ore in cui siamo stati lì, sul Majdan è confluita una quantità innumerevole di confessioni diverse: greco-cattolici, preti del Patriarcato di Kiev, cattolici latini e, cosa incredibile, dei buddisti! A me si è avvicinato un ragazzo che si è presentato come Sereža, e mi ha chiesto se accettavamo gli eretici. «In che senso eretici?» gli ho chiesto. «Sono battista» mi ha sorriso. «Certo che ti prendiamo, vieni qui!». Eravamo all’estremo confine del mondo, come potevamo pensare di «accettare o non accettare»…
Gavriil: Da me è venuto persino un ebreo con la kippah e si è messo a pregare sottovoce, al mio fianco. Ho teso l’orecchio e sono rimasto strabiliato: recitava con noi una preghiera ortodossa! 

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