La notte dal 20 al 21 gennaio 2014, sulla via Gruševskij, è salita
enormemente la tensione tra le forze dell’ordine e i gruppi di destra che
avevano stabilito lì le loro postazioni. È stato allora che tre monaci ortodossi,
Melchisedek, Efrem e Gavriil si sono sentiti chiamati a fare qualcosa per
evitare il peggio. Sono rimasti fermi tra gli schieramenti per molte ore. Ecco
l’intervista che hanno rilasciato.
D. Che cosa vi ha spinto a
scendere in strada quel giorno?
Melchisedek (Gordienko): Tempo fa
avevo visto una foto della Serbia, di un sacerdote che si era messo in mezzo
tra la polizia e i dimostranti. Mi era parso così bello: un uomo solo col
crocifisso in mano che ferma mille uomini da una parte e mille dall’altra! Il
nostro monastero della Decima si trova molto vicino all’epicentro degli
avvenimenti, anche di notte nella chiesa si sentivano gli scoppi dei petardi,
le grida degli altoparlanti e il boato della folla. Quando ho saputo che in via
Gruševskij le esplosioni strappavano mani e piedi, e occhi alla gente, ho
capito che dovevo essere lì per non dovermi poi vergognare di me stesso. Mi è
venuto in mente che in Georgia un sacerdote era andato in strada con uno
sgabello in mano ad affrontare una gay-parade. Aveva visto questa vergogna e
non si era nascosto restando tranquillo in chiesa, ma era venuto fuori per mostrare
la sua posizione ai laici e incoraggiarli col proprio esempio.
D. E come hanno reagito i
dimostranti nel veder comparire degli uomini in abito monastico?
Melchisedek: Ci rendevamo conto
che ormai era impossibile fermare i dimostranti e la polizia, per questo
eravamo pronti ad affrontare le pallottole e i sampietrini. Ma quando i
dimostranti si sono visti davanti dei sacerdoti che si interponevano tra loro e
le forze dell’ordine, sono rimasti come di sale. Si sono fermati quasi subito.
È subentrato un minuto di grazia e di ragione…
D. Vi rendevate conto di
rischiare la vita? Accanto a voi esplodevano le molotov e le granate…
Gavriil (Kajrasov): Mentre stavamo in piedi
tra la folla dei dimostranti e le forze dell’ordine che si coprivano con gli
scudi, tutto attorno scoppiavano le granate ed esplodevano le molotov; a cinque
metri da me è caduta una bottiglia incendiaria ma non è esplosa. Allora ho sentito che il Signore ci proteggeva…
Ma poi hanno incominciato a
usarci come uno scudo umano: i dimostranti si avvicinavano e da dietro di noi
lanciavano molotov e sampietrini. In quel momento ho sentito un’amarezza
infinita per quella gente che nonostante gli appelli alla pace bramava
ugualmente il sangue. Ho sentito che i demoni dilaniano l’anima dell’uomo, scatenando
la rabbia e offuscando il buon senso.
D. Qualcuno tende a sottolineare
la brutalità delle forze dell’ordine, qualcuno accusa di tutto i dimostranti.
Qual è la vostra opinione come testimoni oculari?
Gavriil: Nel momento in cui le
passioni erano alla massima tensione, dalla folla dei dimostranti è venuto
fuori un uomo. Nonostante il gelo era a torso nudo. L’uomo gridava alla folla e
ai poliziotti di fermarsi, poi è caduto in ginocchio e si è messo a pregare con
forza. Ma i poliziotti sono accorsi, l’hanno afferrato per i piedi e lo hanno
trascinato alle macchine… Ho cercato di fermarli ma invano. Mi dispiaceva tanto
per lui, mi sembrava che fosse stato toccato dalla grazia del Signore. Qui non
si può scegliere nessuna delle parti. Abbiamo visto la violenza da entrambi i
lati: tutti e due erano in qualche misura malati.
D. In quel momento al centro della
città si sono radunate tutte le confessioni religiose. Eravate ostili tra voi?
Melchisedek: Nelle ore in cui
siamo stati lì, sul Majdan è confluita una quantità innumerevole di confessioni
diverse: greco-cattolici, preti del Patriarcato di Kiev, cattolici latini e,
cosa incredibile, dei buddisti! A me si è avvicinato un ragazzo che si è
presentato come Sereža, e mi ha chiesto se accettavamo gli eretici. «In che
senso eretici?» gli ho chiesto. «Sono battista» mi ha sorriso. «Certo che ti
prendiamo, vieni qui!». Eravamo all’estremo confine del mondo, come potevamo
pensare di «accettare o non accettare»…
Gavriil: Da me è venuto persino
un ebreo con la kippah e si è messo a pregare sottovoce, al mio fianco. Ho teso
l’orecchio e sono rimasto strabiliato: recitava con noi una preghiera
ortodossa!
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