mercoledì 12 marzo 2014

La Crimea con gli occhi del testimone

Pubblichiamo ampi stralci di un'intervista a Timur Olevskij, inviato in Crimea di Telekanal Dozhd

Conduttore:
In Crimea in questo momento dei militari non meglio identificati, - Putin si rifiuta di ammettere che si tratti di militari russi, - tengono la penisola sotto controllo, insieme agli attivisti locali. Il loro compito sembra quello di sconfiggere la resistenza delle divisioni dell’esercito ucraino senza spargimenti di sangue. Almeno, si ha l’impressione che sia stato dato l’ordine di non aprire il fuoco. In questo modo Mosca potrà sempre parare gli argomenti degli oppositori della guerra, come ai tempi dell’Afghanistan e delle due guerre in Cecenia, quando non volevano mandare a morire i propri figli. Per ora in Crimea nessuno muore ammazzato. La popolazione sembra appoggiare tutta l’operazione, ma sentiamo in proposito il nostro inviato Timur Olevskij che è appena arrivato da Sebastopoli. Qual è l’impressione che hai avuto dal tuo viaggio in Crimea?
Olevskij:
L’impressione è che certamente la Crimea entrerebbe in Russia non solo senza spargimenti di sangue ma per molti aspetti con piacere. È molto importante capire che in Crimea non c’è una terza forza tanto forte da poter contrastare l’annessione alla Russia, e possiamo spiegare il perché. Dobbiamo capire in primo luogo che tipo di persone vogliono che la Crimea si unisca alla Russia. Per molti, quelli che spontaneamente vanno alle manifestazioni, non si tratta di entrare a far parte delle Federazione Russa ma di tornare all’Unione Sovietica. Questo è davvero molto importante, perché l’impressione che se ne ricava è che queste persone, specialmente le vecchie generazioni, abbiano vissuto per vent’anni come «congelati» in una loro visione del mondo e ora, appena ne è comparsa la possibilità, hanno tirato fuori le bandiere rosse. Etnicamente sono russi, alcuni ucraini, molti sono di famiglia mista, oppure alcuni sono arrivati da altre città dell’Unione Sovietica, hanno iniziato a vivere lì, poi il paese è crollato e ora c’è la possibilità di farlo tornare. Queste sono probabilmente le persone più attive, la parte più attiva e più esigua. Poi c’è una parte molto grande che vede i problemi, per cui è indifferente a cosa diventerà la Crimea, se ucraina o russa.  E come agisce la propaganda russa su di loro? Loro vedono un paese forte che porta l’ordine, e che non ha un governo debole che approva leggi incresciose sulla lingua russa. Vedono i canali televisivi russi. Vedono Sochi come un successo, come il trionfo della Russia. Vedono, anzitutto, un padrone di casa che è in grado di prendersi cura di loro. Questo è molto importante: cosa significa prendersi cura di loro? Significa che l’Ucraina non si è presa cura di loro, che per molti anni non si sono sentiti parte dell’Ucraina.
Conduttore:
Hanno paura del Majdan?
Olevskij:
Non hanno paura del Majdan, al contrario, sono convinti di poterlo vincere. Sono offesi dal Majdan. E’ peggio, e più interessante. Perché per loro il Majdan vuol dire anzitutto degli occidentalisti che li trattano con sufficienza; secondo, è una rivoluzione che è stata fatta senza di loro, cioè, non vi hanno partecipato; e terzo, che per il Majdan loro sono dei tituški, è come se avessero chiamato così tutto il popolo che vive nel sud del paese. Hanno inteso così guardando la televisione, parlando fra loro e con i loro soldati tornati feriti. Perché Janukovič ha preso i soldati, i berkut, dalla Crimea e li ha mandati al Majdan, lì sono stati feriti, uccisi e riportati a casa.
Conduttore:
Dopo il referendum ci sarà un’atmosfera di festa con fuochi d’artificio?
Olevskij:
Ora come ora no, e neanche dopo. Nessuna festa o fuoco d’artificio perché la gente è in uno stato di apatia; così come non c’è stata festa quando il Parlamento ha dichiarato indipendente la Crimea. A parte Sebastopoli, questa città vive ancora nel ricordo delle gesta eroiche dell’Armata sovietica, per loro il 9 maggio è una gioia. Invece a Simferopoli non c’è stato niente del genere. Penso che per molti sarà un sollievo, comunque finisca il referendum; ad esclusione di quella ragazzina quindicenne, Nastja, coi capelli tinti di rosa, che oggi da sola, piangendo, stava davanti a delle donne piuttosto fanatiche e mostrava il suo passaporto ucraino. Per gente come lei sarà una tragedia, ma per gli altri più che una festa sarà un fatto compiuto.
Conduttore:
Secondo un funzionario del Ministero degli Esteri estone, qualcuno pensa che i cecchini sul Majdan non li avesse mandati Janukovič ma qualcuno della nuova coalizione. E cita il capo del servizio medico del Majdan,Ol’ga Bogomolec, secondo cui i morti di entrambe le parti sarebbero stati uccisi dagli stessi cecchini. Nessuno sa dire chi fossero questi cecchini. Lei lo sa?
Olevskij:
Sul Majdan il 20 febbraio, quando ci sono stati gli scontri più cruenti, non c’era un solo tetto che non avesse dei cecchini, e io più o meno ho visto gli uomini che sparavano ai dimostranti: avevano la divisa del gruppo «Alfa» e dei Berkut. Altro è che oggi Kiev faccia un’inchiesta ufficiale, e penso che l’inchiesta dimostrerà se hanno sparato le stesse persone o no. Non voglio parlare a casaccio perché è difficile distinguere la divisa di un uomo su un tetto. Posso immaginare che anche il Majdan avesse i suoi cecchini. Ma dire che una terza forza sparava agli uni e agli altri… Se non avessi parlato personalmente con un agente dei Berkut, il quale mi ha detto chiaro e tondo che avevano dei cecchini, forse potrei credere alla terza forza.
Conduttore:
L’indipendenza dell’Abchasia e dell’Ossezia meridionale è stata riconosciuta da quattro Stati: Nicaragua, Venezuela, Nauru e Tuvalu. Quanti Stati riconosceranno l’annessione della Crimea alla Russia?
Olevskij:
È evidente che l’Abchasia e l’Ossezia saranno le prime. Quanto al Venezuela non saprei, dopo che è morto Chavez. Non molti paesi. Ma meno paesi riconosceranno l’indipendenza della Crimea meglio sarà per il Cremlino, perché l’Ucraina rimarrà impelagata in un solo ed unico problema che si chiama «questione territoriale irrisolta», il che significa che le sarà precluso l’ingresso nella UE e nella Nato. Allora, o qualcuno dice all’Ucraina che non deve avanzare pretese sulla Crimea, e quindi il Cremlino ha vinto; o le dice che le sue pretese sono giuste, ma il Cremlino vince lo stesso sul piano tattico, perché l’Ucraina non può entrare nella Nato.
Ho la sensazione che la Crimea sia una scatola di Pandora, che apre la porta a una grande guerra, e per Mosca vuol dire che quello che vanno ripetendo Polonia e Lituania da 20, e cioè che la Russia è un aggressore, si dimostra totalmente vero.
Conduttore:
La Costituzione ucraina non prevede che la Crimea possa decidere da sola se uscire o no dallo Stato nazionale. Nel giro di sei anni la Russia ha strappato tre territori a due Stati confinanti. Quando comincerà una nuova guerra, sia pure senza spari?
Olevskij:
La Crimea che entrerà a far parte della Federazione Russa potrebbe sbattere il naso su cose cui non era abituata finché stava in Ucraina, si tratta di una cultura politica molto diversa. E se tra un paio d’anni si accorgessero che i commissariati di polizia dove si tortura si sono trasferiti da loro, e magari che è arrivata un po’ di Cecenia, e un po’ di quell’altro islam? magari i separatisti locali, facendosi forti del fatto che la Crimea non aveva il diritto di fare il referendum, chiederanno che li riprendano indietro. E allora sarà tutta un’altra storia.