Pubblichiamo ampi stralci di un'intervista a Timur Olevskij, inviato in Crimea di Telekanal Dozhd
Conduttore:
In Crimea in questo momento dei
militari non meglio identificati, - Putin si rifiuta di ammettere che si tratti
di militari russi, - tengono la penisola sotto controllo, insieme agli
attivisti locali. Il loro compito sembra quello di sconfiggere la resistenza
delle divisioni dell’esercito ucraino senza spargimenti di sangue. Almeno, si
ha l’impressione che sia stato dato l’ordine di non aprire il fuoco. In questo
modo Mosca potrà sempre parare gli argomenti degli oppositori della guerra,
come ai tempi dell’Afghanistan e delle due guerre in Cecenia, quando non
volevano mandare a morire i propri figli. Per ora in Crimea nessuno muore
ammazzato. La popolazione sembra appoggiare tutta l’operazione, ma sentiamo in
proposito il nostro inviato Timur Olevskij che è appena arrivato da
Sebastopoli. Qual è l’impressione che hai avuto dal tuo viaggio in Crimea?
Olevskij:
L’impressione è che certamente la
Crimea entrerebbe in Russia non solo senza spargimenti di sangue ma per molti
aspetti con piacere. È molto importante capire che in Crimea non c’è una terza
forza tanto forte da poter contrastare l’annessione alla Russia, e possiamo
spiegare il perché. Dobbiamo capire in primo luogo che tipo di persone vogliono
che la Crimea si unisca alla Russia. Per molti, quelli che spontaneamente vanno
alle manifestazioni, non si tratta di entrare a far parte delle Federazione
Russa ma di tornare all’Unione Sovietica. Questo è davvero molto importante,
perché l’impressione che se ne ricava è che queste persone, specialmente le
vecchie generazioni, abbiano vissuto per vent’anni come «congelati» in una loro
visione del mondo e ora, appena ne è comparsa la possibilità, hanno tirato
fuori le bandiere rosse. Etnicamente sono russi, alcuni ucraini, molti sono di
famiglia mista, oppure alcuni sono arrivati da altre città dell’Unione
Sovietica, hanno iniziato a vivere lì, poi il paese è crollato e ora c’è la
possibilità di farlo tornare. Queste sono probabilmente le persone più attive,
la parte più attiva e più esigua. Poi c’è una parte molto grande che vede i
problemi, per cui è indifferente a cosa diventerà la Crimea, se ucraina o
russa. E come agisce la propaganda russa
su di loro? Loro vedono un paese forte che porta l’ordine, e che non ha un
governo debole che approva leggi incresciose sulla lingua russa. Vedono i
canali televisivi russi. Vedono Sochi come un successo, come il trionfo della
Russia. Vedono, anzitutto, un padrone di casa che è in grado di prendersi cura
di loro. Questo è molto importante: cosa significa prendersi cura di loro?
Significa che l’Ucraina non si è presa cura di loro, che per molti anni non si
sono sentiti parte dell’Ucraina.
Conduttore:
Hanno paura del Majdan?
Olevskij:
Non hanno paura del Majdan, al
contrario, sono convinti di poterlo vincere. Sono offesi dal Majdan. E’ peggio,
e più interessante. Perché per loro il Majdan vuol dire anzitutto degli
occidentalisti che li trattano con sufficienza; secondo, è una rivoluzione che
è stata fatta senza di loro, cioè, non vi hanno partecipato; e terzo, che per
il Majdan loro sono dei tituški, è
come se avessero chiamato così tutto il popolo che vive nel sud del paese.
Hanno inteso così guardando la televisione, parlando fra loro e con i loro
soldati tornati feriti. Perché Janukovič ha preso i soldati, i berkut, dalla Crimea e li ha mandati al
Majdan, lì sono stati feriti, uccisi e riportati a casa.
Conduttore:
Dopo il referendum ci sarà
un’atmosfera di festa con fuochi d’artificio?
Olevskij:
Ora come ora no, e neanche dopo.
Nessuna festa o fuoco d’artificio perché la gente è in uno stato di apatia;
così come non c’è stata festa quando il Parlamento ha dichiarato indipendente
la Crimea. A parte Sebastopoli, questa città vive ancora nel ricordo delle
gesta eroiche dell’Armata sovietica, per loro il 9 maggio è una gioia. Invece a
Simferopoli non c’è stato niente del genere. Penso che per molti sarà un
sollievo, comunque finisca il referendum; ad esclusione di quella ragazzina
quindicenne, Nastja, coi capelli tinti di rosa, che oggi da sola, piangendo,
stava davanti a delle donne piuttosto fanatiche e mostrava il suo passaporto
ucraino. Per gente come lei sarà una tragedia, ma per gli altri più che una
festa sarà un fatto compiuto.
Conduttore:
Secondo un funzionario del
Ministero degli Esteri estone, qualcuno pensa che i cecchini sul Majdan non li
avesse mandati Janukovič ma qualcuno della nuova coalizione. E cita il capo del
servizio medico del Majdan,Ol’ga Bogomolec, secondo cui i morti di entrambe le
parti sarebbero stati uccisi dagli stessi cecchini. Nessuno sa dire chi fossero
questi cecchini. Lei lo sa?
Olevskij:
Sul Majdan il 20 febbraio, quando
ci sono stati gli scontri più cruenti, non c’era un solo tetto che non avesse
dei cecchini, e io più o meno ho visto gli uomini che sparavano ai dimostranti:
avevano la divisa del gruppo «Alfa» e dei Berkut. Altro è che oggi Kiev faccia
un’inchiesta ufficiale, e penso che l’inchiesta dimostrerà se hanno sparato le
stesse persone o no. Non voglio parlare a casaccio perché è difficile
distinguere la divisa di un uomo su un tetto. Posso immaginare che anche il
Majdan avesse i suoi cecchini. Ma dire che una terza forza sparava agli uni e
agli altri… Se non avessi parlato personalmente con un agente dei Berkut, il
quale mi ha detto chiaro e tondo che avevano dei cecchini, forse potrei credere
alla terza forza.
Conduttore:
L’indipendenza dell’Abchasia e
dell’Ossezia meridionale è stata riconosciuta da quattro Stati: Nicaragua, Venezuela,
Nauru e Tuvalu. Quanti Stati riconosceranno l’annessione della Crimea alla
Russia?
Olevskij:
È evidente che l’Abchasia e
l’Ossezia saranno le prime. Quanto al Venezuela non saprei, dopo che è morto
Chavez. Non molti paesi. Ma meno paesi riconosceranno l’indipendenza della
Crimea meglio sarà per il Cremlino, perché l’Ucraina rimarrà impelagata in un
solo ed unico problema che si chiama «questione territoriale irrisolta», il che
significa che le sarà precluso l’ingresso nella UE e nella Nato. Allora, o
qualcuno dice all’Ucraina che non deve avanzare pretese sulla Crimea, e quindi
il Cremlino ha vinto; o le dice che le sue pretese sono giuste, ma il Cremlino
vince lo stesso sul piano tattico, perché l’Ucraina non può entrare nella Nato.
Ho la sensazione che la Crimea
sia una scatola di Pandora, che apre la porta a una grande guerra, e per Mosca
vuol dire che quello che vanno ripetendo Polonia e Lituania da 20, e cioè che
la Russia è un aggressore, si dimostra totalmente vero.
Conduttore:
La Costituzione ucraina non
prevede che la Crimea possa decidere da sola se uscire o no dallo Stato
nazionale. Nel giro di sei anni la Russia ha strappato tre territori a due
Stati confinanti. Quando comincerà una nuova guerra, sia pure senza spari?
Olevskij:
La Crimea che entrerà a far parte della Federazione Russa potrebbe
sbattere il naso su cose cui non era abituata finché stava in Ucraina, si
tratta di una cultura politica molto diversa. E se tra un paio d’anni si
accorgessero che i commissariati di polizia dove si tortura si sono trasferiti
da loro, e magari che è arrivata un po’ di Cecenia, e un po’ di quell’altro
islam? magari i separatisti locali, facendosi forti del fatto che la Crimea non
aveva il diritto di fare il referendum, chiederanno che li riprendano indietro.
E allora sarà tutta un’altra storia.