sabato 15 marzo 2014

Onufrij: Ciò che sta accadendo mette alla prova il nostro amore a Dio e al prossimo

In un’intervista esclusiva di Evgenij Murzin per la «Rivista del Patriarcato di Mosca», il metropolita Onufrij, locum tenens della cattedra di Kiev ha spiegato in cosa consiste la missione della Chiesa nella crisi attuale.

Secondo Lei qual è la missione della Chiesa nella difficile situazione che si è creata oggi in Ucraina?
La missione della Chiesa, a prescindere da dove si trovi e su quali terre si estenda la sua responsabilità canonica, è sempre stata la stessa in tutte le epoche. È la salvezza dell’anima umana. Allo stesso tempo esistono anche circostanze terrene e umane che la Chiesa non può ignorare. E qui il nostro compito consiste nell’insegnare il bene e nell’esortare alla pace. Dobbiamo aiutare le persone a capire che bisogna risolvere i problemi in modo pacifico, che non si deve offendere il prossimo, alzare le mani l’uno contro l’altro e tantomeno uccidere.

Tuttavia, benché la missione della Chiesa sia eterna e immutabile, la situazione politica influisce su ciò che accade al suo interno. Come può il cristiano che vive nella Chiesa conservare la pace dell’anima, mentre attorno a lui si scatenano le passioni politiche?
La situazione politica non influisce tanto sulla Chiesa come tale, quanto su una certa parte del popolo di Dio, compreso il clero. In questo senso la situazione politica, ahimè, può indurre in confusione l’anima dell’uomo, facendogli dimenticare lo scopo principale della vita cristiana, e mettere in secondo piano la missione eterna di cui si diceva. Quello che sta accadendo ora mette al vaglio il nostro amore a Dio e al prossimo. Che il Signore ci dia la forza di superare la prova degnamente! Persino in condizioni di instabilità politica non dobbiamo lasciare che il nostro servizio scada a pura politica. Perché quando la Chiesa diventa parte del sistema politico e vi confluisce, la sua vita finisce quando crolla il sistema politico di cui serve gli interessi. E nessun regime politico, essendo opera delle mani dell’uomo, è eterno. Per conservare la pace dell’anima bisogna pregare di più. Se il cristiano conserva il legame con Dio, troverà la giusta via d’uscita da qualsiasi situazione politica. Se invece questo legame si perde e l’uomo si stacca dalla Fonte della ragione e del buonsenso, allora i cambiamenti politici possono sopraffarlo e annientarlo. (…)

Il clero parrocchiale capisce quello che Lei ha appena detto?
Vorrei molto che lo capisse. Infatti oggi la Chiesa è, purtroppo, l’unico anello rimasto che unisce l’Oriente e l’Occidente e che mantiene l’unità nel paese. Ogni sacerdote sa che in Cristo le differenze etniche, sociali e altri tipi di differenze passano in secondo piano. Ogni persona per noi è immagine di Dio e va amata e rispettata. Ma un conto è sapere, un conto è mettere in pratica questo sapere nella vita.

Oggi nella società è molto vivo il tema del nazionalismo. Dove sta, secondo Lei, il confine tra nazionalismo e patriottismo?
A mio parere, il patriottismo - che si esprime nell’amore alla terra natia - si trasforma in nazionalismo non appena una persona comincia a imporre agli altri l’idea della propria esclusività nazionale. Non appena comincio a considerarmi migliore degli altri, a pretendere che gli altri accettino la mia concezione del mondo e si comportino come sembra giusto a me, io da patriota divento nazionalista. (…)

Secondo Lei, come devono svilupparsi i rapporti tra Russia e Ucraina?
Anche se non fossimo un solo popolo e non confessassimo la stessa fede, i nostri paesi dovrebbero trattarsi con stima e risolvere tutti i problemi nel reciproco rispetto. Dopotutto siamo vicini di casa, e i vicini devono andare d’accordo. Questa è la legge della vita. Ma siccome non siamo soltanto vicini, ma siamo di fatto un popolo con lo stesso sangue e la stessa fede, i rapporti tra i nostri paesi devono essere fraterni, benevoli e pacifici. Il mio più grande desiderio come metropolita che deve obbedienza alla Chiesa ortodossa ucraina è che la Russia faccia tutto il possibile per mantenere l’integrità territoriale dell’Ucraina. In caso contrario sul corpo della nostra unità comparirà una ferita sanguinante molto difficile da guarire, che inciderà in modo doloroso sulla nostra comunione e sui rapporti tra le persone.
 

 

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