martedì 4 marzo 2014

Zubov: tutto questo c'è già stato

L’articolo che segue è stato scritto da Andrej Zubov, politologo, storico, studioso di religioni e autore di una delle migliori storie della Russia sovietica in circolazione, Storia della Russia del XX secolo, ispirato dallo stesso Solženicyn. L’articolo è stato pubblicato il 1° marzo sul quotidiano «vedomosti.ru». 


Amici, siamo alle soglie. Non dell’annessione di un nuovo soggetto della Federazione Russa. Ma della debacle del sistema di accordi internazionali, del caos economico e della dittatura politica. Siamo alle soglie della guerra con il popolo ucraino, il più prossimo e più caro, di un brusco peggioramento dei rapporti con l’Europa e l’America; alle soglie della guerra fredda, e magari anche di quella vera. Tutto questo si è già visto…

Amici, la storia si ripete. In Crimea vivono effettivamente dei russi. Ma chi mai li ha oppressi, erano forse cittadini di serie B, senza diritto alla propria lingua, alla propria fede ortodossa? Da chi debbono difenderli i soldati dell’esercito russo? Chi li ha attaccati? Inviare le forze armate di un paese straniero sul territorio di uno Stato sovrano senza il suo consenso è un atto di aggressione. Occupare il parlamento per mezzo di personaggi in uniforme senza segni di riconoscimento è un arbitrio. Che il parlamento della Crimea voti una qualsiasi risoluzione in queste condizioni è una farsa. Prima hanno occupato il parlamento, hanno deposto il primo ministro sostituendolo con un altro filorusso, e poi il nuovo premier ha chiesto aiuto alla Russia quando gli aiuti erano già lì e da ventiquattrore controllavano la penisola. Tutto questo assomiglia come due gocce d’acqua all’Anschluss del 1938. Anche il referendum-plebiscito tenuto un mese dopo sotto gli auspici di amichevoli baionette. Allora fu il 10 aprile, ora sarà il 30 marzo. 

Ha considerato, il nostro governo, tutti i rischi di questa incredibile avventura? Sono certo di no. Come non lo fece Adolf Hitler a suo tempo. Se lo avesse fatto, non si sarebbe aggirato nel suo bunker, nell’aprile del 1945, sotto le bombe sovietiche, e non avrebbe ingoiato la fiala di veleno.
E se l’Occidente non si comporterà come fecero Chamberlain e Daladier nel 1938, ma porrà l’embargo totale alla vendita dei beni energetici e congelerà le proprietà russe nelle sue banche? L’economia russa, che già sta agonizzando, crollerebbe in tre mesi. E comincerebbero dei disordini qui da noi, che al confronto quelli del Majdan sembreranno il paradiso terrestre.
Se poi i tatari della Crimea, che sono categoricamente contro l’annessione alla Russia, che ricordano bene cos’ha fatto a loro il regime nel 1944 [deportazione in massa ndt] e come non li ha lasciati ritornare fino al 1988, se, dico, i tatari della Crimea chiameranno a difesa dei loro diritti la Turchia che ha la stessa fede e lo stesso sangue? Perché la Turchia non è chissà dove ma sull’altra sponda del Mar Nero. E la Crimea è stata turca ben più a lungo che russa, per almeno quattro secoli direi. E i turchi non sono i signori Chamberlain e Daladier: nel 1974, per difendere i loro consanguinei, hanno occupato il 40% di Cipro e, ignorando tutte le proteste, la tengono ancora col nome di Repubblica turca di Cipro del nord, che nessuno riconosce tranne loro. Forse a qualcuno piacerebbe avere una Repubblica turca della Crimea del sud? Se poi qualche testa calda tra i tatari impugnasse le armi, i radicali islamici di tutto il mondo si unirebbero a loro con gioia, soprattutto quelli del Caucaso settentrionale e della Regione del Volga. Non finiremmo per portare la tempesta dalle spiagge distrutte della Crimea dentro casa nostra? Non ci bastano gli attentati terroristici che già abbiamo?
E infine, una volta ottenuta la Crimea straziata dai dissidi interni, noi perderemmo per sempre il popolo dell’Ucraina: gli ucraini non perdoneranno mai ai russi questo tradimento. Pensate forse che non succederà, che il tempo medica le ferite? Non sperateci, cari sciovinisti russi. Alla fine del XIX secolo serbi e croati si consideravano un solo popolo diviso soltanto da un confine, dalla confessione religiosa e dall’alfabeto. Volevano l’unità: quanti bei libri sono stati scritti allora, bei libri intelligenti. Ed oggi non ci sono, forse, due popoli che si odiano come i serbi e i croati. Quanto sangue è stato versato tra di loro, e tutto per qualche fazzoletto di terra, per qualche cittadina e valle dove avrebbero potuto vivere insieme, agiatamente e contenti. Avrebbero potuto, ma non sono stati capaci. L’avidità di arraffare la terra del fratello ha trasformato i fratelli in nemici. E nella vita di tutti i giorni non è forse lo stesso? Vale la pena perdere per sempre un popolo fratello in nome di bramosie irreali? Per non dire che diventerebbe inevitabile lo scisma della Chiesa russa. La sua metà ucraina si staccherebbe per sempre da quella moscovita.
Ma il successo del Cremlino si trasformerebbe in una disfatta ancora peggiore in caso di annessione della Crimea. Se la cosa andasse facilmente in porto, un domani farebbero appello alla Russia anche le regioni russofone del Kazachstan, e poi, a ben vedere, ci sono anche l’Ossezia del sud, l’Abchazia, e la Kirgizija settentrionale. Per Hitler dopo l’Austria ci sono stati i Sudeti, dopo i Sudeti il territorio di Memel, dopo Memel la Polonia, dopo la Polonia la Francia, dopo la Francia la Russia. Tutto era cominciato da così poco…

Amici, dobbiamo tornare in noi stessi e fermarci. I nostri politici stanno trascinando il nostro popolo in una spaventosa avventura. L’esperienza storica ci dice che niente si risolve in questo modo. Non dobbiamo comportarci come fecero a suo tempo i tedeschi seguendo le promesse di Gobbels e Hitler. in nome della pace nel nostro paese, in nome della sua autentica rinascita, in nome della pace e dell’amicizia reale nei territori della Russia storica, oggi suddivisi in molti Stati, diciamo “no” a questa aggressione pazzesca e, soprattutto, completamente inutile.
Abbiamo perduto tante vite umane nel XX secolo, che il nostro unico vero principio ispiratore dev’essere la conservazione del popolo, come aveva proclamato il grande Solženicyn. Conservare il popolo e non riprendersi le terre. Le terre si riprendono solo a prezzo di sangue e lacrime.
Ne abbiamo abbastanza di sangue e lacrime!

da Vedomosti.ru  1 marzo 2014